Il Collegio Immacolata ricorda gli eccidi delle foibe
“O tu che ignaro passi per questo Carso forte ma buono, fermati! Sosta su questa grande tomba!” (Foiba di Basovizza)
A Conegliano la memoria dei massacri nelle foibe non si è celebrata soltanto nel Giorno del Ricordo, che dal 2004 ricorre ogni 10 febbraio: gli alunni della classe 2A del Collegio Immacolata, insieme ai rappresentanti dell’amministrazione comunale e delle associazioni, infatti, si sono ritrovati mercoledì 1 marzo in occasione di un’uscita didattica nel capoluogo friulano.
Magazzino 18
La giornata è iniziata con una vista al Magazzino 18, un deposito del vecchio porto di Trieste dove sono conservati duemila metri cubi di masserizie, quel poco che resta dell’emigrazione di trecentomila italiani istriani, fiumani e dalmati avvenuta alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il Magazzino 18, dunque, è viva testimonianza di un passato spesso ignorato, di “Italiani dimenticati in qualche angolo della memoria, come una pagina strappata dal grande libro della storia”.
Così canta Simone Cristicchi nello spettacolo dedicato al dramma dell’esodo.
Al termine del secondo conflitto mondiale, infatti, il regime dittatoriale di Tito costrinse gli italiani che abitavano nei territori di Istria e Dalmazia ad abbandonare le proprie case e una terra ormai diventata straniera per fuggire a deportazioni e foibe, emigrando verso Trieste.
Da allora, il Magazzino è diventato un deposito della memoria che conserva i pochi frammenti di vita salvati dai profughi nella loro fuga: libri di scuola, fotografie, ritratti, armadi e installazioni di sedie legate insieme tramite dei sottili fili di ferro.
Basovizza
Conclusa la visita al Magazzino 18, nel pomeriggio la classe ha proseguito in direzione Basovizza: in questa località del Comune di Trieste, nella zona nord-est dell’altopiano del Carso, è presente una foiba.
Questo profondo inghiottitoio, che in origine era un pozzo minerario, dal 1945 divenne luogo di esecuzioni sommarie; i partigiani jugoslavi vi gettarono un numero imprecisato di prigionieri, militari e civili.
La foiba di Basovizza, infatti, è una delle tante voragini carsiche dentro cui, in quegli anni, sparirono migliaia di persone, gettate vive o morte, legate a gruppi per i polsi col fil di ferro.
Il racconto di alcuni studenti
Ecco cosa scrivono alcuni alunni della classe 2A al rientro dall’uscita didattica:
“Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la storia di Norma Cossetto. Norma era una ragazza italiana di 23 anni originaria di Visignano, in Istria. Un giorno venne rapita dai partigiani jugoslavi, che in precedenza le avevano chiesto svariate volte di unirsi a loro, ma lei aveva rifiutato. Norma, allora, fu arrestata e sottoposta a violenze da parte dei suoi carcerieri; infine, fu gettata ancora viva nella foiba di Villa Surani.” (Lavinia Rotondo)
“Al Magazzino 18 la guida ci ha raccontato la strage di Vergarolla, avvenuta nell’omonima spiaggia di Pola nel 1946. In quel periodo Tito mirava all’unità della sua nazione, la Jugoslavia, ma la città di Pola era sotto l’amministrazione britannica. La mattina di quel 18 agosto delle mine precedentemente disinnescate esplosero all’improvviso, uccidendo decine di persone. 66 furono i morti identificati, quelli effettivi sicuramente di più.” (Ludovica Lot)
Articolo redatto dalla Prof.ssa Elena Ciccarello