Vado in Primaria a 5 anni!

In questi giorni sto incontrando genitori che, in vista delle iscrizioni per l’anno scolastico 2017-2018, mi chiedono lumi riguardo l’anticipo a 5 anni alla Scuola Primaria del proprio figlio o figlia.

Sicuramente questa non è una scelta facile e le domande che un genitore si fa sono tante.

Sarà la scelta giusta? Mio figlio sarà pronto per affrontare quanto la scuola gli richiederà? Anch’io ho anticipato e non ho avuto particolari difficoltà, dunque non può farlo anche mio figlio? Faccio bene ad anticipare il percorso scolastico di mio figlio, ad accelerare le tappe di crescita?

E se poi mio figlio non riesce a soddisfare le aspettative?

Nel dialogo con loro percepisco l’insistenza sul fatto che il figlio sa già leggere o scrivere, manifesta molta curiosità e interesse per i libri, si annoia alla Scuola dell’Infanzia perché le esperienze che vengono proposte sono ripetitive.

Anticipare l’ingresso in Primaria si può: rischio o opportunità?

Innanzitutto è bene fare chiarezza su una cosa: anticipare l’ingresso alla Scuola Primaria a 5 anni si può, infatti l’anticipo scolastico è stato introdotto con la legge 53/2003, che ha ridisegnato il sistema dell’istruzione, dall’Infanzia fino alla Secondaria. La possibilità di iscrivere alla prima classe della Scuola Primaria i bambini di circa cinque anni e mezzo, che compiono i 6 anni entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento, è stata poi formalizzata con il Decreto legislativo n. 59/2004.

Ma il fatto che la Legge lo permetta non significa in automatico che l’anticipo sia una scelta opportuna ed efficace per tutti i bambini.

A livello europeo la situazione tra i Paesi è molto diversa per i sistemi scolastici differenti.

In alcuni Paesi il passaggio dalla Scuola dell’Infanzia alla Scuola Primaria è segnato dai corretti criteri della gradualità e della flessibilità e permettono così un inserimento che non interferisce sulla serenità del bambino. In altri Paesi ci sono le classi aperte per cui gli insegnanti, con ampia discrezionalità e in dialogo con i genitori, valutano lo sviluppo dei bambini nelle diverse aree, ne monitorano costantemente i progressi e vedono l’opportunità o meno di inserirli nella classe di livello superiore e questo può avvenire anche durante il corso dell’anno scolastico.

Ci sono Paesi (soprattutto baltici) in cui l’ingresso alla Scuola Primaria avviene a 7 anni, quindi posticipato rispetto al nostro sistema scolastico.

Genitori, occhio alle emozioni e non solo alle capacità cognitive di vostro figlio!

La decisione spetta sicuramente al genitore che meglio di ogni altra persona conosce il proprio figlio e ne ha seguito da vicino le tappe di crescita cognitiva, emotiva, affettiva e relazionale.

Provo ad esprimere alcune considerazioni pedagogiche in merito alla questione.

Sono pienamente d’accordo sul fatto che la valutazione del bambino debba riguardare non solo il piano cognitivo e intellettuale ma anche e soprattutto la dimensione affettiva ed emotiva, la capacità di attenzione e concentrazione sul compito, l’autonomia e la capacità di autoregolazione, il rispetto delle regole, la capacità di lavorare in gruppo. Tutte queste competenze richiedono una maturazione generale del bambino e anche pochi mesi possono fare la differenza. Ai genitori, infatti, sono solita dire che “la natura non fa salti”.

Qualcuno, però, potrebbe obiettare che non c’è molta differenza tra un bambino che compie gli anni il 31 dicembre da uno che li compie i primi giorni di gennaio o di febbraio.

Ed è vero come è vero anche che a 6/7 anni la maturazione di un bambino è diversa da quella di una bambina e che comunque non c’è solo la variabile maturazione ma ci sono anche quelle legate al contesto familiare di appartenenza, ala qualità delle esperienze pregresse, alle caratteristiche individuali.

I bambini di oggi, lo sappiamo tutti, sono molto più stimolati rispetto al passato, hanno tante opportunità di apprendimento, imparano molte cose velocemente e con relativa fatica.

Gli aspetti che è opportuno considerare

Tuttavia, fermarsi a considerare solo alcuni dati legati a capacità quali il leggere o scrivere non è a mio parere sufficiente perché potremmo talvolta trovarci di fronte a bambini già molto abili in tal senso ma magari non in grado di ritagliare un pezzo di carta, di allacciarsi le scarpe, di mettere in ordine i propri giochi, di saper gestire una frustrazione o dilazionare nel tempo la soddisfazione di un bisogno, di accettare una sconfitta o una delusione.

Sono convinta che la scelta di anticipare o meno debba essere sicuramente fatta valutando le attitudini di ogni bambino, l’indole, il temperamento, ma anche il Progetto Educativo della scuola dove si intende iscrivere il proprio figlio, i metodi didattici adottati dagli insegnanti, l’attenzione educativa posta nel passaggio dalla Scuola dell’Infanzia alla Scuola Primaria e nei primi mesi di inserimento.

Credo che una scuola con una offerta formativa di qualità, capace di intercettare le reali esigenze di un bambino di 5/6 anni, di appassionarlo alla conoscenza del reale, di accendere in lui interessi nuovi e il piacere di imparare insieme con gli altri, possa fare, comunque, la differenza.

Prof. Marta Checchin

Coordinatrice Scuola dell’Infanzia e Scuola Primaria

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