L’inglese fin da piccoli. Ma come?
Il progetto internazionale, che prenderà avvio con l’anno scolastico 2017-2018, in pochi anni vedrà la nostra Scuola dell’Infanzia e Scuola Primaria dedicare molto più tempo e spazio alla lingua inglese attraverso scelte metodologiche e didattiche che ne rendono più efficace l’apprendimento.
Come dimostrano le recenti ricerche sul funzionamento del nostro cervello, quando si tratta di apprendere una nuova lingua, quanto prima si inizia e meglio è. Abbiamo, infatti, una finestra di apprendimento ottimale per la pronuncia di una nuova lingua che va dalla nascita ai 10 anni circa ed è proprio durante questo periodo che imparare una lingua, anche se molto diversa dalla nostra, ci risulta più facile e immediato.
Dunque imparare una seconda lingua già a partire dalla Scuola dell’Infanzia, come prevede il nuovo progetto, è un processo che risulta più semplice proprio perché in questa età il cervello è più ricettivo, è come una spugna che assorbe nuovi stimoli con più naturalezza, è molto più predisposto all’assimilazione e alla memorizzazione delle informazioni quanto non lo sia nell’età adulta. A differenza degli adulti, infatti, i bambini non hanno ancora consolidato le strutture linguistiche della propria lingua che ne rallentano l’apprendimento innescando processi di traduzione e comparazione, e non portano con sé le inibizioni, le paure, i timori dei grandi di sbagliare, per cui sperimentano la seconda lingua con maggiore spontaneità e disinvoltura.
I nostri bambini e i nostri ragazzi vivono spesso esperienze fuori dai confini italiani, fanno viaggi all’estero con i loro genitori e si rendono conto dell’importanza di conoscere le lingue per poter comunicare e interagire, non solo, la presenza in classe di compagni e amici appartenenti a culture diverse che parlano altre lingue, oltre all’italiano, li rende più consapevoli della realtà sempre più globalizzata in cui vivono e del bisogno di aprire i propri orizzonti mentali.
Purtroppo l’Italia è fanalino di coda in Europa per la competenza in lingua inglese, non solo per le poche ore curriculari previste attualmente per l’apprendimento di questa disciplina ma probabilmente anche perché non vengono date agli alunni opportunità per fare esperienze in lingua. Infatti, il problema non è a nostro parere solo quantitativo, se così fosse potremmo trovare subito la soluzione aumentando il monte ore. Crediamo che non è solo l’aumento di ore di inglese a scuola che fa cambiare i risultati dei nostri bambini rispetto ad altri bambini europei, è l’esposizione alla lingua il più continuativa e pervasiva possibile una conditio sine qua non per impararla bene divertendosi e sentendola come qualcosa di vivo.
Siamo fermamente convinte che la differenza sta nell’approccio alla lingua. Per imparare efficacemente le lingue, è necessario adottare una modalità di apprendimento naturale in modo tale che i bambini e i ragazzi vivano la lingua come un fatto normale; questo è sicuramente più in linea con la modalità per cui il nostro cervello è programmato per imparare.
L’approccio per cui prima studio la regola, poi faccio l’esercizio, poi applico la regola nella conversazione, in altre parole il metodo traduttivo e grammaticale, si è dimostrato improduttivo anche se è ancora abbastanza radicato nella scuola italiana, quando invece, come ci confermano le ricerche sulle neuroscienze, siamo programmati per apprendere intuitivamente la lingua, e poi per analizzarla.
Il bambino fin da piccolo, infatti, prima impara i rudimenti della comunicazione, le parole e le frasi che sono necessarie per esprimersi nella lingua materna, chiedere, comunicare, dopo va a scuola e formalizza le regole. La stessa cosa deve accadere con la lingua straniera: prima deve essere imparata oralmente, dopo può essere analizzata e formalizzata.
Ecco perché il nuovo progetto internazionale della nostra scuola prevede una immersione nella lingua inglese più ampia possibile, una stimolazione in lingua attraverso varie esperienze concrete che attivino anche la motivazione ad imparare, il gusto, la curiosità. La presenza in classe dell’insegnante madrelingua porterà naturalmente ad arricchire e ampliare gli stimoli oltre che dare la possibilità di ascoltare i suoni originali e naturali della lingua con una didattica di tipo ludico e mediante l’utilizzo di canali non solo verbali e visivi ma anche musicali, gestuali, espressivo-teatrali.
Quindi l’apprendimento di una seconda lingua porta con sé dei benefici non solo per lo sviluppo intellettivo ma anche per la crescita emotiva e la formazione sociale del bambino perché:
- permette di migliorare la capacità di ascolto e di comprensione poiché il bambino impara a riconoscere e distinguere chiaramente suoni e parole tra le diverse lingue;
- stimola e potenzia la memoria, la concentrazione, l’attitudine al problem solving, ad essere più versatili, flessibili e rapidi nel riconoscere le situazioni e prendere le decisioni più adatte al contesto;
- aumenta la consapevolezza della propria lingua;
- aiuta ad acquisire una mentalità più socievole, aperta al confronto e al riconoscimento delle differenze.
La mission della nostra scuola con questo nuovo progetto è quella di aiutare i nostri bambini e ragazzi a crescere possibilmente senza quel gap linguistico che nel progredire della carriera scolastica diventa sempre più difficile da colmare, facendo leva sul loro entusiasmo e il loro desiderio di nuovi apprendimenti.
Emanuela Scandiuzzi
Ins. di lingua inglese
Prof. Marta Checchin
Coordinatrice didattica