ERASMUS + | Il valore aggiunto dell’osservazione e dell’esperienza diretta

Non è esperienza solita di una scuola italiana paritaria quella di vedersi riconosciuto il libero accesso di gara ai fondi europei destinati alle scuole pubbliche: la triste esclusione delle scuole paritarie, operata dall’Italia, dai fondi PON lo documenta. Eppure è bello scoprire che le scuole paritarie sono effettivamente considerate tali dall’Unione Europea e, ammesse ai bandi di gara, possono concorrere e vincerli come tutte le altre scuole statali. È stato così che il Collegio Immacolata di Conegliano, vinto un bando di mobilità europea, ha potuto visitare con 16 docenti della Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado, accompagnati dalle due Coordinatrici didattiche, due scuole eccellenti di Bristol: la St. Joseph’s Catholic Primary School e la St. Mary Redcliffe and Temple School.

Avere l’opportunità di immergersi per 8 giorni in una cultura e in un sistema scolastico diverso, ed entrare nelle aule per osservare e apprendere dal vivo, sul posto, metodologie di insegnamento innovative ed efficaci sono esperienze davvero uniche e preziose. Tanto più se le si vive come comunità docente ed educante che riflette, rielabora e progetta insieme strategie di insegnamento e apprendimento volte a promuovere il coinvolgimento attivo dei propri studenti, la voglia e la gioia di apprendere e lo sviluppo di competenze. Tornare a casa con un bagaglio di materiali e strumenti nuovi da usare con gli studenti è stimolante. Non meno importante è il confronto sul posto con insegnanti e dirigenti esperti, e con sistemi educativi in parte diversi. Osservare le cose da prospettive diverse, riflettere su ciò che il sistema d’istruzione cura e tutela e su ciò che tralascia o considera meno importante, accresce in ciascuno la consapevolezza non solo di ciò che può essere migliorato ma anche di ciò che non deve essere smarrito, e che va preservato.

La forza del Sistema Preventivo salesiano, per esempio, che mette al centro la persona e la relazione educativa riconoscendone l’unicità di ogni studente assieme alla sua educabilità, e la capacità di inclusione tipica del sistema scolastico italiano sono apparsi due enormi punti di forza da salvaguardare.

Un sistema meritocratico e selettivo che non sia al contempo realmente attento a includere ed educare chi ha meno possibilità rischia, infatti, di perpetuare una società divisa in classi che tende a legittimare l’esclusione dall’apprendimento (e sociale) di chi è povero, disturba, ha problemi comportamentali, oppure deficit o bisogni educativi speciali. E, nell’osservare le statistiche delle scuole britanniche, fa riflettere che il numero di giovani “perduti”, tristemente accettati dalla società come tali, sia in maggior parte di origine inglese, non straniera! È triste camminare il venerdì sera o il sabato mattina per Bristol, una delle città universitarie più belle, umane e vivibili dell’Inghilterra meridionale, e imbattersi in giovani completamente ubriachi. Giovani che spesso la scuola intercetta subito come a rischio, individuando negli adulti che dovrebbero prendersi cura di loro il deficit educativo di base. Vi sono bimbi, ci è stato detto, lasciati a se stessi, i cui genitori non si curano di insegnar loro neppure a vestirsi. Di fronte a un problema purtroppo comune e diffuso nel mondo, di adulti che abdicano al compito educativo loro affidato, c’è da riflettere sui sistemi e sulle strategie che si mettono in campo per contrastarlo: strumenti e strategie non sono affatto indifferenti agli esiti che producono. E di certo non giova agli studenti inglesi cambiare quasi ogni anno i propri docenti.

La cura di ogni persona, l’accompagnamento nella vita, la relazione educativa fanno la differenza: anche per i docenti, spesso affiancati nel sistema britannico da un docente più esperto, sotto la cui guida devono svolgere un numero considerevole di ore di apprendistato in aula prima di trovarsi da soli a condurre un’intera classe, formata in media da 30-32 alunni (in genere molto disciplinati e aventi uno stesso livello di abilità/conoscenze).

Per conseguire l’eccellenza le scuole inglesi effettuano una attenta selezione del personale, cercando nei docenti competenza, passione, capacità comunicative e di coinvolgimento; attuano poi un monitoraggio continuo sia della qualità dell’insegnamento (con dirigenti o docenti esperti che entrano nelle aule per fare osservazione) sia dei risultati conseguiti dagli studenti; garantiscono il confronto dei giovani docenti con insegnanti esperti; promuovono attività scolastiche aggiuntive ed extra-scolastiche, spesso svolte volontariamente dai docenti anche nelle pause pranzo (in una delle quali abbiamo infatti potuto assistere a un debate molto interessante). Ma prima ancora curano meticolosamente la pianificazione dell’attività didattica ordinaria e l’organizzazione dell’aula e degli strumenti che metteranno a disposizione degli studenti.

I docenti sono soliti presentare con estrema chiarezza l’attività scolastica agli studenti (gli alunni della Primaria alla mattina si siedono addirittura per terra, attorno all’insegnante, per ascoltare il programma della giornata), quindi dichiarare l’obiettivo da raggiungere, illustrare gli strumenti che gli studenti potranno utilizzare, e, precisata la consegna e i tempi di lavoro, e fatto un esempio operativo con tutto il gruppo classe per accertarsi che tutti gli studenti abbiano capito il da farsi, assegnare l’attività da svolgere (a volte individualmente, più spesso a coppie o in piccoli gruppi).

Molte attività volte a coinvolgere attivamente gli studenti dentro compiti complessi e a renderli consapevoli di quanto fanno e della distanza/vicinanza dei loro esiti dall’obiettivo prefissato vengono attuate con il learning by doing (l’imparare facendo). È facendo che gli studenti sono chiamati a scegliere tra fonti e materiali diversi, è facendo che vengono condotti a riflettere e ad argomentare, a distinguere le impressioni e le opinioni dalle evidenze, ma anche portati a fare sintesi, a dire il senso del lavoro fatto o la cosa più importante che hanno imparato e che ritengono ogni cittadino abbia il diritto di apprendere. Il tutto svolto in media in 45 minuti di lezione alla Primaria e in 60 minuti nella Secondaria. Minuti così attentamente pianificati da non lasciar spazio a interruzioni o noia. Al termine della lezione, prima che gli studenti cambino aula, non è poi raro sentire il docente anticipare agli studenti il tema della lezione futura. E anche saper anticipare creando un’attesa non è cosa di poco conto.

Poter vedere tutto questo, e imparare come si può fare, è radicalmente diverso dal leggere una metodologia didattica o dall’immaginarla.

sr. Chiara Ciol

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