ERASMUS + | Docenti in forma-azione
Ho avuto la possibilità di partecipare al progetto Erasmus + promosso della nostra scuola. Mi sento molto fortunata, perché grazie a questo scambio ho osservato nuove realtà scolastiche, condividere idee e riflettere sull’azione didattica.
A Bristol abbiamo frequentato due corsi in lingua inglese con esperti del sistema scolastico inglese. Grazie a questi corsi abbiamo chiarito la realtà di fondo che anima le scuole in Inghilterra. Già conoscevo l’esistenza di due principali gradi scolastici: la scuola primaria, con bambini dai 5 agli 11 anni, e la scuola secondaria con ragazzi dagli 11 ai 16 anni. Con mia sorpresa però ho scoperto che in Inghilterra i bambini iniziano la scuola un anno prima rispetto all’Italia ed inoltre gli insegnanti della scuola primaria insegnano generalmente sempre nello stesso anno, quindi, per esempio, la maestra del terzo anno ogni anno accoglie e insegna agli studenti di 7-8 anni. Questo aspetto è completamente diverso rispetto alla nostra visione della figura dell’insegnante della scuola primaria, in quanto noi, in genere, prediligiamo che l’insegnante segua un gruppo di bambini per tutti gli anni di scuola. Si potrebbe paragonare l’insegnante di scuola primaria Inglese come un faro che illumina il percorso che fanno i bambini ogni anno, mentre quella italiana una guida che accompagna e percorre con i bambini gli anni di scuola.
Oltre ai corsi, abbiamo avuto modo di entrare direttamente all’interno delle classi in due diverse scuole. La prima è stata la St. Joseph’s Catholic Primary School, che accoglie bambini dai 4 agli 11 anni di età, mentre la seconda era la St. Mary Redcliffe and Temple School, scuola secondaria storica della città di Bristol, che accoglie studenti tra gli 11 e i 18 anni. In entrambe ho osservato diversi aspetti, alcuni mi hanno lasciata positivamente sorpresa, altri meno.
Innanzitutto, le strutture in entrambe le scuole erano particolarmente adatte all’accoglienza degli studenti; la cosa più sorprendente è stata di sicuro la presenza di una piscina e di numerosi laboratori scientifici, informatici ecc. nella scuola secondaria a Bristol.
Anche la Scuola Primaria, nonostante non fosse molto grande, presentava arredi adatti alla gestione delle attività con bambini più piccoli, ad esempio ho apprezzato la presenza di ampi spazi morbidi al centro delle prime classi della scuola primaria, utili ai bambini per svolgere sia attività a tavoli, che attività più ludiche sempre all’interno dell’aula. Inoltre una cosa che mi ha sorpreso, sempre nella scuola primaria, era la presenza di banchi con le ruote, questo mi ha fatto capire che c’è molta attenzione alla flessibilità didattica, infatti in questo modo è più facile riadattare gli spazi dell’aula durante le attività scolastiche. Inoltre la disposizione dei bambini nelle ultime classi della scuola primaria era spesso impostata a isole. Le attività didattiche che venivano proposte infatti permettevano spesso il confronto e la condivisione con i compagni. Inoltre ogni aula era equipaggiata di proiettore e lavagna bianca magnetica; ho trovato questa soluzione molto pratica, rispetto alla solita LIM; venivano infatti proiettati sulla lavagna magnetica supporti visivi utile al processo di apprendimento dei bambini, e poi si arricchivano direttamente scrivendo manualmente sulla lavagna bianca.
In tutte le aule, sia della scuola primaria, che della secondaria, c’erano numerosissimi supporti visivi appesi alle pareti, ad esempio fonti storiche, manufatti dei bambini, approfondimenti degli studenti, regole matematiche, regole linguistiche. Ogni spazio era ricoperto da un materiale. Questa abitudine sicuramente ha come scopo quella di richiamare nella mente degli alunni i concetti e i processi di apprendimento, ma dall’altro lato potrebbe anche provocare un’eccesiva esposizione agli stimoli, che in alcuni bambini può rilevarsi inefficacie e caotica.
Entrando direttamente nelle scuole durante le attività scolastiche abbiamo potuto anche farci un’idea delle strategie e metodologie didattiche utilizzate per l’apprendimento dei bambini. Sicuramente il leit motiv era la centralità dell’esperienza e la partecipazione diretta del bambino, ma dall’altro lato ho visto poca attenzione al coinvolgimento e alla riuscita di tutti i bambini della classe, in particolare coloro che manifestano maggiori incertezze o difficoltà. Nelle prime classi della scuola primaria ho notato molto spazio dedicato al fare dei bambini e all’oralità. Nelle classi successive invece ho osservato che il lavoro individuale era lasciato alla fine, nel senso che la lezione permetteva agli studenti di analizzare e manipolare le informazioni e solo alla fine queste informazioni venivano utilizzate da ognuno per produrre, ad esempio, un breve paragrafo personale sull’argomento. L’insegnante in questo caso era un mediatore, una guida nel percorso di manipolazione, una torcia che cercava di aiutare ad individuare le impronte nel buio, fino a giungere a scoprire l’intero scenario. Queste metodologie volte alla scoperta, più che alla trasmissione dei saperi, si avvicina molto anche al nostro modo di fare scuola; certo è che, nelle scuole inglesi che abbiamo visitato, abbiamo potuto ricavare spunti innovativi nell’utilizzo di queste tecniche, in particolare per la gestione del gruppo classe e per l’utilizzo di strumenti didattici davvero efficaci per facilitare il percorso di scoperta dei bambini.
Questa esperienza sicuramente mi ha arricchita. Il nuovo infatti fa sempre bene. Di certo mi ha fatto riflettere sulle cose che posso migliorare riguardo la mia pratica quotidiana in classe e sulla gestione dello spazio classe e degli strumenti didattici. Inoltre è stata una bella occasione per condividere e confrontare idee, sia con insegnanti appartenenti ad un altro contesto, ma anche con i docenti che frequentiamo ogni giorno nel nostro istituto, con i quali talvolta non troviamo il tempo di scambiare idee ed opinioni.
Consiglio questa esperienza a tutti gli insegnanti che non si vogliono fermare sulle proprie convinzioni, a quegli insegnanti che si sentono sempre studenti pronti ad imparare, a sporcarsi le mani e cambiare il loro modo di accompagnare i propri studenti verso le competenze.
Alessia Benedetti
(docente di Scuola Primaria)