Alla scoperta di don Bosco nei luoghi della sua vita
Una fortunata serie di coincidenze ha consentito a noi docenti del Collegio Immacolata di Conegliano di partire, in una luminosa domenica mattina del 23 febbraio, per il pellegrinaggio nei luoghi di Don Bosco.
Poche ore dopo infatti, sarebbe arrivata l’ordinanza che ha imposto la chiusura delle scuole del Veneto e la sospensione di viaggi e visite di istruzione. Si è trattato di tempismo che ci ha consentito di vivere un’esperienza intensa e che, per qualche giorno, ci ha tenuti lontani dalla sensazione di incertezza e paura diffusa dai media.
Il pellegrinaggio ha avuto inizio nel pomeriggio con il nostro arrivo al Colle Don Bosco, un luogo magico nella campagna piemontese, che celebra il luogo di nascita di Giovanni Bosco.
Qui è avvenuto il primo incontro con la nostra guida, don Enrico Lupano che fin da subito si è approcciato a noi in modo energico e paterno al contempo. Riferendosi a don Bosco con il diminutivo di “Giovannino”, così lo chiamava mamma Margherita, e attraverso i suoi racconti non privi di momenti di commozione, lo ha reso vivo in mezzo a noi.
Qui, in un paesaggio che sembra non essere stato sfiorato dal tempo, abbiamo ammirato le povere stanze dove don Bosco ha vissuto la sua infanzia, la cucina, la stanza da letto di mamma Margherita, la camera che don Bosco divideva con i suoi fratelli e dove ha fatto il celebre sogno dei nove anni.
La prima giornata si è conclusa sotto un tramonto che abbracciava la grande basilica e i nostri sguardi pieni di stupore.
Il giorno successivo il pellegrinaggio è proseguito per Chieri, nei luoghi dove don Bosco ha conosciuto l’amicizia, la fatica del lavoro, la povertà, la tentazione di abbandonare il suo sogno, la passione per lo studio. Luogo emblematico è il “Caffè Pianta” dove don Bosco ha lavorato e trascorso le notti in uno spazio angusto spesso leggendo al lume di una candela.
Finalmente nel pomeriggio ci siamo recati a Valdocco. L’etimologia del luogo è “Valle degli uccisi” perché luogo in cui avvenivano esecuzioni capitali.
Qui Giovanni Bosco, ormai sacerdote, riesce a trovare un luogo per i ragazzi che la città maltrattava, in un capanno, quella che oggi è la “Cappella Pinardi” un posto di grande raccoglimento e punto di partenza di un percorso che si è snodato tra la chiesa di san Francesco di Sales, dove don Bosco ha trovato Domenico Savio in estasi e la grande basilica di Maria Ausiliatrice che con il suo colore ambrato caldo accoglie il pellegrino e lo accompagna a scoprirne i tesori fino alla maestosità e alla vertigine della cupola.
Per tutta la durata del pellegrinaggio siamo stati ospiti del Sermig – Arsenale della Pace in un quartiere poco distante dal centro di Torino. La visita guidata era prevista la mattina dell’ultimo giorno, poco prima della partenza, un momento particolare per tutti noi pellegrini, quando i giochi sembrano ormai conclusi e la mente è proiettata al viaggio di ritorno e al rientro a casa.
Ma è proprio nei momenti in cui le aspettative ci abbandonano che si scoprono tesori nascosti e accadono i miracoli.
Il Sermig ha davvero in sé qualcosa di miracoloso: sorto all’interno di una vecchia fabbrica di armi, è oggi un luogo che dà accoglienza a tutti coloro che ne hanno bisogno, con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani. Chi è riuscito a realizzare tutto questo aveva di certo ben presente l’opera di don Bosco