“Io preferisco sempre andare a scuola”

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A marzo di quest’anno, a causa della nuova emergenza Covid-19, la nostra scuola ha vissuto per tre settimane l’esperienza della Didattica Digitale Integrata (DDI), come già sperimentato lo scorso anno durante il primo lockdown, per arginare la pandemia mondiale da Coronavirus.

Fin dall’inizio dell’anno si paventava questa possibilità così che la nostra scuola, il corpo docente, gli alunni e le famiglie erano state preparate a cambiare modalità di insegnamento, mantenendo continuità didattica, relazionale e di trasmissione dei contenuti. 

Questa preparazione è stata assicurata da un notevole lavoro organizzativo da parte di tutti.  La didattica integrata ha infatti richiesto grande flessibilità e un grande sforzo di formazione continua, per proporre attività efficaci e divertenti, capaci di coinvolgere l’attenzione degli alunni nei periodi di frequentazione da remoto.

Le lezioni si sono svolte in modo frontale nelle ore sincrone e con modalità digitale nelle ore asincrone: la piattaforma Classroom, in particolare, ha permesso di caricare le videolezioni e i materiali didattici aggiuntivi con facilità di reperibilità e interazione. È infatti stato possibile assegnare e raccogliere le attività e i compiti per casa che gli alunni caricavano nei tempi e nelle modalità stabilite, al fine di verificare costantemente il loro lavoro, il loro impegno e il loro apprendimento.

La maggior parte dei ragazzi ha risposto in modo positivo alle proposte fatte dagli insegnanti, rispettando puntualmente le consegne dei compiti assegnati e dei lavori di ricerca e approfondimento fatti in gruppi virtuali, con conseguente presentazione alla classe.
Tali lavori hanno permesso di
vivacizzare le lezioni rendendo i partecipanti protagonisti e favorendo un apprendimento dinamico come è stato colto da Elena che ha detto: “In DAD mi è piaciuto esporre dei lavori di gruppo realizzati con le mie amiche”.

L’impegno profuso dagli insegnanti nel creare lezioni coinvolgenti è stato compreso da molti ragazzi come ad esempio Azzurra che ha affermato: “Però abbiamo fatto delle belle attività anche non in presenza” o Maddalena che ha riferito: “Mi è piaciuto il fatto che i prof. comunque hanno continuato a fare progetti interessanti”. L’Interesse si è sempre mantenuto costante e la partecipazione alle lezioni non ha subito inflessioni rispetto alla didattica in presenza.

Non è mancato chi ha vissuto con rilassatezza questo periodo: “La DAD è stata una botta di fortuna: le lezioni erano poche, iniziavano più tardi, e i compiti erano ristretti”. Ma c’era anche chi si dispiaceva: “Facevo fatica a capire le lezioni e dopo non riuscivo a fare tante cose delle materie che mi piacevano”.

Quello che ha accomunato tutti gli allievi è stata sicuramente la fatica di vivere la scuola privata dell’aspetto relazionale, di non vedere più dal vivo i propri insegnanti, dapprima riconosciuti come guide, e i propri compagni, gli amici-alleati con cui interagire tra i banchi e di non sedersi più nella stessa classe, luogo di produzione, sviluppo intellettuale e crescita umana.  

Al termine di questa esperienza vissuta con il massimo impegno da parte della scuola, degli insegnanti, degli alunni e delle famiglie, è opinione comune affermare che la Scuola è al tempo stesso ambito di conoscenza e di relazione e serve a formare ragazzi e ragazze capaci di vivere in un ambiente sociale del quale hanno fatto esperienza, rispettandosi e apprezzandosi reciprocamente.
All’unanimità quindi sottoscriviamo l’espressione usata da Nicolas:
“Io preferisco sempre andare a scuola”.

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